L’invecchiamento è un processo fisiologico molto complesso e graduale determinato dalla rottura dei meccanismi omeostatici (di mantenimento dell’equilibrio) dell’organismo.

Parliamo di invecchiamento “di successo” quando vengono conservate buone condizioni fisiche e mentali, oltre ad una buona qualità di vita e ad un buon livello di interazioni sociali. Parliamo, invece, di invecchiamento “non di successo” quando si rende evidente una certa disorganizzazione sia a livello cognitivo sia a livello emotivo.

I principali fattori di rischio sono rappresentati da età, ereditarietà, obesità, diabete, depressione o ansia. Esistono poi dei fattori protettivi legati essenzialmente allo stile di vita e, quindi, all’alimentazione ed al livello di attività (sia fisica sia mentale).

Nel cane il processo di invecchiamento inizia fra i sei e gli otto anni di età e può essere caratterizzato dalla cosiddetta Sindrome da disfunzione cognitiva (dall’inglese Cognitive Dysfunction Syndrome, abbreviato in CDS), del tutto simile, per andamento e sintomi, all’Alzheimer nell’uomo.

La prevalenza nei cani anziani varia dal 14 al 22%, a cui va aggiunta una percentuale di casi che non vengono diagnosticati, ed aumenta esponenzialmente all’aumentare dell’età (dai sette anni in poi).

La sintomatologia comprende: disorientamento spaziale, alterazione delle interazioni fra il cane ed i componenti della famiglia, alterazioni del ciclo sonno-veglia e/o vocalizzazioni notturne (probabilmente il sintomo più evidente per il proprietario), eliminazione inappropriata di feci ed urina, alterazione dell’attività motoria e dell’apprendimento. Tutti questi sintomi creano uno stato d’ansia nel nostro cane che tenta di chiedere aiuto, ma non riesce e questo determina uno stato di fragilità totale.

L’evoluzione di questa malattia può essere lieve, moderata o grave e, purtroppo, non esiste possibilità di guarigione. Quello che può fare la differenza è sicuramente una diagnosi precoce da parte del veterinario, che deve valutare con attenzione i primi segni clinici, anche grazie alle osservazioni del proprietario. Lo step successivo è la visita da parte di uno specialista che effettuerà un’analisi comportamentale e, in seguito, imposterà una terapia con l’obiettivo di rallentare il decorso della malattia e migliorare la qualità di vita dell’animale.

L’approccio terapeutico dovrebbe essere a tutto tondo, cioè considerare sia gli aspetti fisici, sia quelli mentali/comportamentali ed essere costruito in maniera specifica e mirata in base alle esigenze del nostro pet.

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